Il padrone del mondo o l’antiuomo
L’umanitarismo genera l’uomo che contende a Dio il dominio del mondo
Torna dal 27 agosto al 10 settembre a Brescia, presso il teatro S.Afra, Il Portico, un nuovo ciclo di conferenze che ruota intorno ad un tema e che ogni anno offre spunti di lavoro e di giudizio sul mondo e sulla società attuale. Di seguito pubblichiamo la presentazione del titolo scelto per l’edizione 2022.
Il titolo scelto per questa nuova edizione de Il Portico trae le sue origini dal ricco contenuto di tre romanzi non troppo recenti, eppure molto profetici: Il padrone del mondo di Robert Huge Benson (1907), I tre dialoghi e il Racconto dell’Anticristo di Vladimir Sergeevic Solov’ëv (1899) e Il mondo nuovo di Aldous Huxley (1932).
In modi diversi, essi affrontano il tema dell’uomo nuovo, potenziato, che si autodetermina negando il rapporto con le proprie radici e il proprio ineludibile limite. Il padrone del mondo narra le vicende che si susseguono intorno alla fine del mondo, e che culminano nella realizzazione di una comunità ritenuta ideale, in realtà distopica, in grado di unificare (e omologare) qualsiasi orientamento politico e religioso, fondata sul culto dell’umanitarismo, incarnato da un personaggio che rivela i caratteri dell’antiuomo.
“In che modo egli verrà in questa nuova era per convincerci a seguire il suo culto?” – chiedeva il venerabile Fulton Sheen nel 1947 in uno dei suoi sermoni più famosi: “Verrà travestito da Grande Umanitario; parlerà di pace, prosperità e abbondanza non come mezzi per condurci a Dio, ma come fini in sé […], invocherà la religione per distruggere la religione; parlerà perfino di Cristo e dirà che è stato il più grande uomo che sia mai vissuto”.
Numerose sono le analogie tra l’uomo distopico di Benson e l’uomo contemporaneo: autosufficienza e autodeterminazione, incapacità di consegnare ad altri la propria vita e fiducia soltanto verso le proprie convinzioni. Egli non ascolta altra voce che la propria e non accetta alcuno sguardo sulla sua vita: “Era inconcepibile il pensiero che, giunti alla fine, si avesse un passato del quale chiedere perdono e un giudice al quale ci si sarebbe presentati”.
Drammaticamente vicina alla realtà dei nostri giorni, la società del progresso tecnologico e della tolleranza, del benessere fisico e psicologico e della pace, come è descritta nel romanzo, si prospetta come una forma di convivenza civile in cui non c’è spazio per Dio. L’umanitarismo, che sostituisce la fede in un Altro, esprime l’uomo che pratica il culto di sé stesso e vuol essere padrone del mondo, esercitando una disordinata ed assurda dittatura della pace che non può che contraddire sé stessa.
Non meno sconcertante è il personaggio costruito da Solov’ëv per il suo romanzo I tre dialoghi e il Racconto dell’anticristo: “Credeva in Dio, ma nel fondo dell’anima involontariamente e senza rendersene conto preferiva sé stesso a Lui”. In questo individuo, un convinto spiritualista, un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato, apparentemente vicino a Dio, l’Occhio dell’Eternità, utilizzando le parole di Solov’ëv, riconosce invece colui che si sarebbe inchinato dinanzi alla potenza del male. Protagonista di questa descrizione è l’Anticristo, colui che doveva essere il maggior negazionista di Dio, secondo quanto ci si sarebbe aspettati da un personaggio che porti questo nome. L’autore, invece, disattende sapientemente questa aspettativa per comunicare il pericolo celato dietro una religiosità confusa.
Anche il culto del progresso e la ricerca del benessere fisico possono, infatti, diventare religione e motivo di sacrificio, come accade ne Il mondo nuovo di Huxley, una realtà ancora una volta inquietantemente prossima a quella odierna, in cui il razionalismo produttivistico genera una mentalità ben descritta dallo slogan: “La civiltà è sterilizzazione”. Queste parole sembrano rimandare alla concezione contemporanea di famiglia, con i risvolti della genitorialità rifiutata o, talvolta letteralmente, acquistata (si pensi alla procreazione medicalmente assistita o alla pratica dell’utero in affitto), così come il diritto, che l’uomo si arroga, di rifiutare una vita qualitativamente non soddisfacente: stratagemmi di una società che non ha più voglia di sporcarsi le mani. Negli ultimi anni si è addirittura diffuso il fenomeno della cancel culture, vero esempio di come la società moderna non sia solo nemica di Dio, ma anche dell’uomo stesso e del suo bisogno di verità: si toglie di mezzo tutto ciò che rimanda alle domande più profonde dell’uomo e, di conseguenza, lo si cancella, lo si de-umanizza.
Muovendo i passi da queste riflessione, gli eventi culturali de Il Portico intendono quindi approfondire le caratteristiche e le sorti di un mondo in cui non venga riconosciuto il Verbo fatto carne che è, come afferma Benson, “la spina dorsale dell’universo, il fatto superiore a qualsiasi dubbio”.
di Lucia Guerreschi